Samnium Pictum

La Provincia Samnii nella “Tabula Peutingeriana”, copia medievale di una carta stradale dell’Impero romano, uno degli esemplari più completi di itineraria picta giunti fino a noi, conservato in Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Codex

Vindobonensis 324

L’aver denominato “Sannio” l’area geografica di nostro interesse si configura come una ponderata scelta di metodo, che, non considerando primari i confini politico-amministrativi odierni, si lascia guidare, nella delimitazione del territorio, dalla geografia fisica ed antropica e dal quadro storico-funzionale della sua viabilità. L’entità geostorica più consona alle nostre ricerche ed al nostro operato si è rivelata essere quella di Provincia Samnii, come delineata da Gianfranco De Benedittis, nel suo studio sulla viabilità romana.

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La Provincia Samnii si estendeva tra il IV ed il VII sec. d.C. a Nord fino al fiume Aternus e a Sud poco oltre il fiume Fertor. Il ricorso alle fonti altomedievali (anche se non risolve) ci aiuta a stabilire i limiti occidentali della Provincia Samnii: è il caso di Cassino, ubicata sempre, nelle fonti più antiche (VIII sec.), in Provincia Samnii. Per quanto riguarda i confini orientali, un brano di Procopio che riferisce del passaggio del goto Pizza a Belisario e con lui di una metà del “Sannio marittimo fino al fiume che corre in mezzo a quella regione”, propone il Mare Adriatico come confine. Rispetto invece al confine meridionale con l’Apulia, il dato epigrafico relativo a Teanum Apulum ci consente di inserire nella Provincia Samnii la parte settentrionale del Gargano, mentre sono da escludere Aeclanum, Luceria e Salapia, che il Liber Coloniarum pone in Apulia. I dati epigrafici ci consentono di allargare con sicurezza il territorio della Provincia Samnii alle città di Allifae e Telesia, ma non oltre. Due iscrizioni romane rinvenute a Venafrum relative ai rectores (una di epoca ostrogotica), ci offrono un ulteriore riferimento per ipotizzare che l’Alta Valle del Volturno sia stata nel territorio della Provincia Samnii almeno fino alla metà del VI sec. d.C. Nel IV sec. del Samnium non faceva parte Beneventum che, a dire del Thomsen, è stata oggetto di almeno tre spostamenti amministrativi: prima annessa alla Campania, poi all’Apulia et Calabria ed infine [nuovamente] alla Campania. È da questo momento [dal VII secolo in poi] e non prima, che nella documentazione longobarda di Benevento si assiste ad un progressivo riferimento al Samnium. Nei documenti del Chronicon Vulturnense la collocazione topografica della omonima Abbazia sarà definita in Samnii provincia, in territorio Beneventano Samnie partibus. Con la ridefinizione geografica ed amministrativa dell’Italia meridionale realizzata verso la metà del sec. XII dal Regno normanno, il toponimo Samnium non ebbe più ragione di essere. Così quell’antica provincia romana, divenuta una nuova unità amministrativa del Regno normanno, assumerà il nome di Comitatus Molisii o Contea di Molise (cfr. DE BENEDITTIS 2010, p. 17)]

Una geografia che viene da lontano, da un remotissimo passato, dai tempi in cui era terra stagionalmente attraversata dalla migrazione delle greggi verso i pascoli invernali del sud e luogo di passaggio da e per l’Oriente.

Una Terra di Attraversamenti

I tratturi si sono conservati nel Molise come in nessun’altro territorio. Restano oggi prestigiose vestigia ancora leggibili dell’avanguardistico sistema per la transumanza che ha determinato fino all’epoca moderna i massimi rendimenti economici delle terre appenniniche.

Lungo i tratturi, le antiche strade erbose scelte dagli animali, segnate naturalmente dal loro passaggio e adottate dall’Uomo, ha avuto luogo, per millenni, lo spostamento periodico di mandrie e greggi dalle aree interne appenniniche alle più calde terre del versante adriatico; intorno a questo si sono strutturati modelli di vita e sistemi organizzativi del tutto peculiari.
L’Aquila-Foggia, Centurelle-Montesecco, Ateleta-Biferno, Celano-Foggia, Castel di Sangro-Lucera, Pescasseroli-Candela. Tutti e 5 i tratturi principali attraversano la Provincia Samnii e il Molise

Documentate dalla Tabula Peutingeriana (copia medievale di una carta tardo-antica delle strade consolari-militari) e da altri antichi itineraria, spesso ritrovate in forma di basolati in prossimità e/o dentro i centri abitati delle antiche città del Sannio (Aesernia, Bovianum, Saepinum) le vie romane sono dislocate:

lungo la dorsale del Matese: la Via Sulmo-Aequum Tuticum, che si sovrappone in larghissima parte al tratturo Pescasseroli-Candela
verso l’Adriatico: la Via Bovianum-Larinum-Teneapulum, che sulla TP sembra snodarsi, da una non meglio identificata mansio a sud di Geronium, sia verso Larino, sia verso Siponto)
lungo l’Adriatico: la Via Traiano-Frentana, che coincide in in Molise con il tratturo L’Aquila-Foggia.

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La sovrapposizione dei tracciati romani ai tratturi italico-sannitici risultò una scelta obbligata anche in ragione della conformazione orografica della regione. La presenza della catena montuosa del Matese, che raccorda da nord-ovest a sud-est le alture appenniniche delle Mainarde ai monti del Gargano, induceva a privilegiare gli spostamenti pedemontani. Allo stesso modo, la vallata del Volturno costituiva l’unica marcata divisione tra il Matese e i Monti della Meta, quindi la sola via di accesso verso il territorio appenninico centrale. La penetrazione verso le aree interne era consentita attraverso le vallate dei fiumi Biferno e Trigno, che rappresentavano le più rapide vie di collegamento con la zona costiera. Le valli fluviali costituiscono, da sempre, le vie preferenziali di penetrazione est-ovest, e i bacini idrografici con la loro dislocazione hanno influito non solo sull’andamento dei tratturi, ma anche su quello delle strade di collegamento dai centri abitati montani al fondovalle. Resti di ponti, o anche soltanto i toponimi, così come le testimonianze di guadi documentano una rete molto più ricca, oggi in gran parte scomparsa. Le foci dei fiumi sono aree di grande interesse per le attività economiche perchè costituiscono punti di imbarco. Il controllo delle vie fluviali esige l’impianto e la gestione di un sistema di torri dalla costa ai monti. Lungo il Biferno sopravvivono numerose torri di antichissima origine, solitamente poste a mezzacosta, a poca distanza dal fiume, spesso in corrispondenza delle strade di arrivo, dei guadi di attraversamento e delle numerose “scafe”.

Orientato il Molise, per la sua stessa geografia, dal versante tirrenico al versante Adriatico, su quelle che amiamo chiamare le “antiche vie del Sannio” (“Cammini del Sannio”) si sono ritrovati per secoli, anzi per millenni, pastori, guerrieri, mercanti, pellegrini, crociati, viaggiatori. Una ricchezza straordinaria da riattivare e far rivivere. Il Molise-Antico Sannio è contesto ideale per un turismo consapevole e di qualità, volto ad approfondire la conoscenza del territorio, camminandolo.

I Popoli e le Civiltà

Attraverso una serie di migrazioni successive, i Sabini/Safini/Sanniti occuparono – verosimilmente già a partire dal IX-VIII sec. a.C. – tutto l’Appennino centrale e meridionale, dal Piceno alla Lucania. Fu così che nel territorio centro-meridionale della penisola italiana posizionato lungo la dorsale appenninica, degradante ad Oriente verso l’Adriatico e ad Occidente verso il Tirreno, si insediarono e fiorirono i popoli dei Pentri, Frentani, Carecini: accomunati da medesima origine (safina) a Piceni, Irpini, Caudini, Lucani. La civiltà dei Sanniti fu parte costitutiva dell’ecumene mediterranea come determinatasi in epoca preromana, fortemente influenzata da Greci e Fenici, e di cui i popoli italici stanziati lungo l’Appennino centrale e meridionale rappresentavano come la “spina dorsale”. Una civiltà antropologicamente caratterizzata da modelli socio-economici incentrati sulla “itineranza-organizzata. Configurandosi ab origine come un modello di economia pastorale ad itineranza stagionale (antitetico alla pastorizia nomade tout court), la transumanza si è venuta a definire, sempre più, in epoca storica, come sistema economico regolamentato da precise disposizioni per il corretto transito di mandrie e greggi lungo i Tratturi. Il sistema della pastorizia transumante ha influenzato gli assetti urbanistici dell’Antico Sannio, con le sue concentrazioni di entità abitative a carattere stanziale, protette da funzionali sistemi difensivi d’altura e aree sacre, dislocati lungo i tracciati tratturali. In corrispondenza delle arterie tratturali si attestano le più importanti città del Sannio pre-romano e romano, per lo sviluppo delle attività di transito e di controllo dei transiti che si svolgevano attraverso le antiche vie della transumanza. Lungo il tratturo Pescasseroli-Candela troviamo, dopo Aesernia, storica porta di accesso al territorio dei Pentri, Bovianum (Bovaianom, in osco, l’antica lingua del Sannio), con le sue tre “fortezze” ancora perfettamente riconoscibili), Saepinum (Saipinom, in riferimento all’insediamento di Terravecchia) e, una per tutte, l’area sacra di Campochiaro, dedicata ad Ercole. Primo fra gli Eroi venerati dalle antiche popolazioni italiche e sannitiche, Ercole cambia la Storia seguendo un itinerario: combatte giganti, decide varchi e passaggi, dà il nome alle cose, determinando così la fine della vita selvaggia e l’inizio di sistemi organizzati, controllati dall’Uomo. Il mito di Ercole che attraversa la Penisola iberica con la mandria dei buoi di Gerione, punendo tutti coloro che tentano di assalirlo e derubarlo, è il paradigma stesso della transumanza quale sistema ordinato e regolamentato.

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La conquista di Capua da parte dei Sanniti (VI-V secolo a.C.) permise loro di impossessarsi delle terre etrusche e greche in Campania, ma la scelta di sfruttare le terre conquistate a pascoli invernali per le proprie greggi costituì motivo di scontento per gli agricoltori campani. Le guerre sannitiche furono non solo uno scontro tra i popoli più potenti della penisola, ma anche un conflitto tra due diverse economie, quella dei pastori contro quella degli agricoltori. Sappiamo come andò a finire: i valorosi Sanniti sconfitti e assoggettati dai Romani!

Ma anche Roma era destinata a finire. Ed infatti arrivarono il Cristianesimo e la cultura penitenziale; i longobardi, i normanni, gli svevi, gli angioini, gli aragonesi.

Durante il Medioevo, l’unità dell’Europa trovò un essenziale punto di riferimento nella capillare presenza di santuari e nella fitta rete viaria che li collegava. La strada dei pellegrini non era una sola: era invece una rete. Dalle Alpi (attraverso la Chiusa di San Michele) si arrivava a Pavia, poi si valicava l’Appennino per raggiungere Roma; da Roma proseguendo sulle vecchie vie romane (se ancora funzionali) e/o sui tratturi della transumanza si arrivava al Gargano e ai porti della Puglia.