MM2 – Percorso moderno

Dal medioevo il culto micaelico, ed il pellegrinaggio devozionale al Gargano, è stato trasmesso all’evo moderno, trasformandosi nelle aree italiane centro-meridionali in un viaggio rituale, collettivo, che è continuato fino ai nostri giorni. Ancora fino almeno agli 60-70 del secolo scorso, ogni anno, il venerdì precedente l’ultima domenica di maggio, una folla di devoti (talvolta composta da alcune migliaia di persone) si radunava all’alba presso la chiesa di San Michele, a Bojano, sita a mezza costa (in località “La Piaggia”), per ottemperare ai riti della partenza e intraprendere sotto la guida (pratica e morale) di un priore, eletto per la circostanza, e la sorveglianza di due “accodacchiatori”, il devoto pellegrinaggio, cominciando a percorrere a piedi i 160 km circa che separano la città di Bojano (in provincia di Campobasso) dalla città di Monte Sant’Angelo (in provincia di Foggia): muniti di pochi averi ed effetti personali, cibo secco, frugale, seguendo un regolamento e una tabella di marcia definiti, con soste e tappe stabilite, affidandosi, sia per i pasti quotidiani, sia per il riposo notturno all’ospitalità, più o meno casuale, delle masserie dislocate lungo i bracci viari. Sulla base dei pochi documenti disponibili presso l’antica parrocchiale di San Michele Arcangelo, delle note manoscritte lasciate (dai priori) nei libri di preghiera, del racconto orale dei testimoni ancora viventi, di fotografie provenienti da collezioni private, siamo riusciti a ricostruire – malgrado parecchi assetti territoriali siano oramai inevitabilmente mutati – il percorso di andata e ritorno, seguito, almeno dal 1850, dalla Compagnia del Monte Gargano.

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Da Bojano a Monte Sant’Angelo A/R, i territori attraversati

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IN ANDATA

Bojano – San Polo Matese – Campochiaro – Vinchiaturo – Mirabello Sannitico – Gildone – Jelsi – Riccia – Gambatesa – Celenza Valfortore – Casalvecchio di Puglia – Torremaggiore – San Severo – San Marco in Lamis – San Giovanni Rotondo – Monte Sant’Angelo

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SUL RITORNO

Monte Sant’Angelo – (Abbazia di Pulsano) – Manfredonia (Siponto) – Bosco dell’Incoronata – Foggia – Lucera – Volturino – Motta – Volturara – San Marco La Catola – Gambatesa – Riccia – Jelsi – Gildone – Vinchiaturo – Campochiaro – San Polo Matese – Bojano

Da Bojano, lasciato il tratturo principale (Pescasseroli-Candela) sotto San Polo Matese, ci si incammina lungo il tratturello “La Porcareccia” orientato verso Vinchiaturo e la Rocca di S. Maria di Monteverde, fino a raggiungere Valli Vecchie (di Mirabello) e poi i borghi di Gildone e Ielsi e infine Gambatesa (con sosta presso la chieda medievale di S. Maria della Vittoria), innestandosi man mano il percorso su successivi bracci di collegamento del Castel di Sangro Lucera e del Celano-Foggia. Superato quasi senza accorgersene il confine fra Puglia e Molise, e oltrepassato il Fortore al “Ponte dei 13 Archi”, si costeggia, sulla sponda pugliese, l’invaso artificiale di Occhito (che ancora negli ’50 non esisteva) arrivando, in bici o a piedi, fino a Celenza. I Monti della Daunia ci conducono da Celenza-Santuario di Santa Maria delle Grazie verso la Valle del fiume Sente: una ripida discesa (denominata nel gergo dei viandanti “Vreccelosa”) e una altrettanto ripida salita, e siamo a Casalvecchio di Puglia. Nel tratto iniziale, il susseguirsi di boschi e coltivazioni sembrano disegnare un verdeggiante paesaggio collinare, che va ad aprirsi poi, all’improvviso, sul più arido (e coltivatissimo!) Tavoliere, dominato, in lontananza, dalla compatta mole del Gargano. Da Torremaggiore a San Severo, si cammina attraverso argentee distese di ulivi che animano, per quanto possibile, la monotonia della pianura. Lasciato quindi il territorio di San Severo, passando davanti alla ex-stazione di San Marco in Lamis e, poi, alla Masseria dei Colantuono (famiglia di allevatori molisani, patrocinatori della transumanza Patrimonio UNESCO), si raggiunge in salita Santa Maria di Stignano, e a seguire, in più tappe successive, il Convento di San Matteo (3 km oltre il centro abitato di San Marco in Lamis), quindi San Giovanni Rotondo (con i frequentatissimi santuari dedicati a san Pio), e alla fine, ovviamente, Monte Sant’Angelo, l’agognata meta! I pellegrini di un tempo pernottavano e trascorrevano un’intera giornata a Monte, per visitare la Sacra Grotta, pregare, ottemperare ai riti, invocare grazia e perdono, lì pernottando. L’indomani, alleggerita, purificata, fortificata la Compagnia riprendeva la via del ritorno, discendendo a Manfredonia-Siponto, per intraprendere un itinerario diverso rispetto all’andata, che consentiva loro di toccare altri luoghi santi, passando al Santuario dell’Incoronata di Foggia, a Lucera (opzionalmente, al borgo di Carignani), al Santuario della Madonna della Sanità, a Volturara, e a San Marco La Catola, fino a rientrare in Molise.

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Dal romanzo “Signora Ava” di Francesco Jovine

“Nel maggio , Pietro andò in pellegrinaggio a San Michele del Gargano. La compagnia era costituita da sessanta persone con tre crocifissi, due labari della confraternita di San Giuseppe, e quattro campanelli. Uomini davanti e donne dietro: erano ordinati come una processione: ma l’ordine rigoroso era mantenuto solo all’ingresso dei villaggi e sulle strade larghe: per i viottoli di campagna, andavano in gruppi di quattro, cinque, uomini e donne, cianciando e ridendo, informandosi dai pastori del nome dei proprietari delle terre che attraversavano. […] La notte si fermavano nei paesi che incontravano lungo la strada. Raggiunte le prime case si rimettevano in ordine, gli uomini avanti con le croci e campanelli e le donne dietro. Cantavano: -Santo Michele Arcangelo”. Le donne rispondevano con voci acutissime di testa: – Ora pro nobis-. Poi entravano nella chiesa del luogo e percorrevano in ginocchio tutta la navata tra lo sfolgorare dei ceri e i fumi dell’incenso. Pernottavano all’aperto a ridosso delle mura delle chiese. Le notti erano fredde, stellate e senza luna. Prima di addormentarsi le donne più anziane, chiuse nel buio tra le vecchie case sconosciute, silenziose, parlavano di cose devote e delle lotte dell’Arcangelo col demonio. – Il demonio cammina di notte e di giorno dietro i poveri cristiani per portarli per la cattiva strada: ma se chiami san Michele, corre come il vento e ti viene ad aiutare. Lo devi chiamare tre volte e farti il segno della croce. Se di notte incontri uno spirito, tu dici: tre parti di Dio che ombra sei? Se scompare è il demonio, se t’accompagna per la strada è san Michele-. – e poi dove va san Michele? – chiedeva una voce al buio. – San Michele è angelo, vola. – Vola -, pensava Pietro ravvolto nel suo mantello con gli occhi spalancati nel buio. – Vola perché è leggero come l’aria: non puó camminare sulla terra. Per camminare sulla terra ci vogliono passi pesanti!”

Le tappe del percorso moderno

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IN ANDATA

(km 160)

Tappa 1. Bojano – Gildone

Tappa 2. Gildone – (Jelsi) – (Santa Maria della Vittoria) Gambatesa

Tappa 3. Gambatesa – (Celenza Valfortore) – Casalvecchio di Puglia

Tappa 4. Casalvecchio di Puglia – Torremaggiore

Tappa 5. Torremaggiore – (San Severo) – Santuario di Stignano

Tappa 6. Santuario di Stignano – (San Marco in Lamis/Convento di San Matteo) – San Giovanni Rotondo

Tappa 7. San Giovanni Rotondo – Monte Sant’Angelo

 

Tappa 1

Tappa 1 BIS

Tappa 2

Tappa 3

Tappa 4

Tappa 5

Tappa 6

Tappa 7

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SUL RITORNO

(km 165)

Tappa 8. Monte Sant’Angelo – Manfredonia (Siponto)

Tappa 9. Siponto – (Santuario dell’Incoronata) – Foggia

Tappa 10. Foggia – Lucera

Tappa 11. Lucera – (Volturino/Motta M.) – Volturara

Tappa 12. Volturara – San Marco La Catola

Tappa 13. San Marco La Catola – (Santa Maria della Vittoria) Gambatesa

Tappa 14. Gambatesa – (Jelsi) – Gildone

Tappa 15. Gildone – (Vinchiaturo) – Bojano

 

Tappa 8

Tappa 9

Tappa 10

Tappa 11

Tappa 12

Tappa 13

Tappa 14